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“conchidortos” (menti-distorte) è l’antico soprannome affibbiato ai silanesi dagli abitanti dei paesi vicini, stava forse ad indicare la fantasia silanese nell’interpretare le regole.
Gli antichi abitanti di Silanus diventarono infatti famosi per la capacità di trovare, tra tutte le possibili soluzioni, la più anticonvenzionale.

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Silanesi in Argentina, i Penduzzu.

Qualsiasi silanese si trovasse in Argentina a transitare dalle parti di Buenos Aires, dovrebbe far visita al parco El Sueño del Tano dei fratelli Penduzzu, dove “Tano” è il diminutivo col quale gli argentini identificano gli italiani e poco importa se molti “tanos” non hanno mai imparato l’italiano.

Il parco si trova a San Pedro, lungo la strada panamericana n. 9 a circa 150 km da Buenos Aires in direzione Rosario, immerso nelle ridenti campagne affacciate sul grande fiume Paranà, dove si coltiva ogni genere di frutta per i mercati della Provincia e della Capitale Federale.
In questo angolo di campagna dei fratelli Penduzzu, Graziano ha dato sfogo alla sua fantasia creando una moltitudine di opere in cemento bianco che rappresentano la sua idea sulle sue origini.

I fratelli Penduzzu sono figli di Pietrino Penduzzu e Grazia Oggianu, emigrati da Silanus in Argentina nel lontano 1947 con tre figli piccoli, l’ultimo, Mario è nato in Argentina.
Visitare San Pedro è stato per me un tuffo nel passato, visto che conservo ancora alcune vecchie foto dei miei genitori in compagnia dei Penduzzu a San Pedro.
I fratelli più grandi: Graziano e Piero sono morti e adesso il parco è gestito da Mario e da sua moglie Delia.

San Pedro 1967-2019.

Purtroppo siamo arrivati nel tardo pomeriggio e la visita è stata più breve del necessario, tuttavia è tangibile la fatica di Graziano nel lasciarci questa sua testimonianza, quasi una lotta contro il tempo, visto che ha fatto tutto da solo e ancora adesso il parco si regge solo grazie all’introito del biglietto d’ingresso senza alcun contributo pubblico.

Tutta la vita di Graziano è racchiusa qui, ci sono le statue della madre e dei suoi familiari, c’è Chaplin, Grazia Deledda, il presidente Segni, Gandhi, Gagarin la statua dell’emigrante, c’è Dante, Leonardo e madre Teresa, un grande braccio teso nel gesto de “Sas Ficas”.
C’è una meridiana e un grande quadrante del tempo, dove con un ingegnoso sistema temporizzato, il giorno e l’ora vengono indicati da un getto d’acqua che sgorga dalle cannette.
Le ceneri dei fratelli Penduzzu riposano in questo luogo, poiché probabilmente anche questo faceva parte del “Sueño del Tano”.

Mario è stato felicissimo di accoglierci e descriverci una ad una le opere del fratello Graziano.
Oltre la parte artistica, in questo parco c’è un grande capannone adibito a museo. Non è un museo tematico, tanto meno una raccolta di opere d’arte, e nemmeno il capriccio di un ricco collezionista, ma quello prima vista può sembrare un magazzino di cose vecchie e di scarso valore si rivela un prezioso archivio del tempo. Il pezzo forte è la raccolta di motociclette antiche accuratamente restaurate e marcianti dal passato leggendario: Ducati, Guzzi, Gilera, sertum, Frera, Lambretta e altre. Poi vecchi strumenti da lavoro, oggetti antichi della vita comune insieme ad altri di modernariato, calcolatrici, macchine per scrivere, radio, giradischi e grammofoni, pistole, piccoli cimeli di famiglia insieme a qualche reperto archeologico proveniente da chissà dove. Il carretto dei gelati a pedali insieme ad una vecchia lavapanni manuale, sui muri cartelli pubblicitari e del cinema.

Non mancano alcune vecchie auto e una collezione di vecchie macchine agricole.
 

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